mercoledì 18 aprile 2012

Sui mestieri

"Milo & Nasa", Houston 2012 © Milo Sciaky



Circa 25 anni fa ero un bambino abbastanza normale e sereno. Molto socievole. Alle volte troppo. Da grande avrei voluto fare tutti i mestieri che di solito sognano di fare i bambini, ma tutti quanti insieme. Presto ho cominciato a farmi un sacco di domande su questo e su quello e mi sembrava di essere l'unico a martellarsi le membra a quel modo. Sono pure arrivato, in una fase di estrema modestia estiva, a convincermi che in effetti ero io la reincarnazione di Dio, distorcendo un tantino gli insegnamenti ebraici che avevano appena cominciato a impartirmi in prima elementare. Era un periodo confuso, ma me la cavavo piuttosto bene. Con qualche aiutino esterno, ma bene.
In classe, durante la lezione, biombavo in un mondo tutto mio in cui facevo cose pazzesche. Al suono della campanella tornavo in possesso della mia realtà e cercavo di metterle in pratica come una turbina.
Sicuramente la televisione ha aiutato e aggrovigliato il mio processo cognitivo inducendomi a pensare che avrei potuto fare qualsiasi cosa nella mia vita. E così me ne sono convinto. Ne sono convinto anche adesso. Solo che adesso sembra tutto un tantino più complicato: ho scoperto di recente di avere dei limiti. Fisici, psichici e di tempo.
Se c'è un mestiere che però non ho mai sognato di fare è l'astronauta. 
Ora so perché: semplicemente perché le persone sono tutte diverse tra loro e non solo sognare di andare un giorno a esplorare lo spazio alle volte può sfuggire come possibilità professionale, ma anche perché è davvero complicato accidenti. 
Pochi diventano astronauti e, lo dico con ritrovata modestia, molto probabilmente io non ci sarei mai riuscito. Diventi astronauta se sei assolutamente determinato e lavori sodo. Questo ovviamente vale un po' per tutti i mestieri, ma in questo caso devi pure sapere la matematica ed avere un approccio pratico alle cose. Accantonando a priori la prima, si può anche pensare di sviluppare il secondo, di abituarsi ad affrontare le situazioni in maniera analitica, ma per quanto mi riguarda, beh, se guardo una partita di calcio in tv comincio a pensare come sarebbe potuta essere la mia vita se solo avessi intrapreso la carriera di calciatore. Quando ascolto una canzone mi guardo allo specchio e penso che se solo mi fossi impegnato a pensare e buttare giù qualche strofa, rima, o imparato a suonare uno strumento forse... Se fossi nato negli anni 30 o qui, in Texas, oppure biondo. Non ho mai pensato cosa avrei potuto fare se fossi stato una donna però. Proiezioni.
Azzardando una metafora geometrica potrei dire che per diventare astronauta il cervello deve perlopiù viaggiare seguendo una linea retta. Il mio di cervello va a zigo zago. Seguo un luccichio e gli vado in contro, poi, sulla strada sento un suono ammaliante, mi giro nella sua direzione pronto a farlo mio, poi mi ricordo di quella cosa che avevo pensato di fare e, se vince sulle altre, mi ci dedico appieno. Fino alla prossima sfida. Questione di stimoli. 
Piombando in mezzo agli astronauti nel famoso tempio dello spazio, la Nasa, pensavo di trovare il sommo modello umano del sognatore. Quale sogno può essere più romantico che fluttuare nell'immensa solitudine della galassia?! Ora mi chiedo: con tutto quello che hanno da fare queste persone per compiere un'avventura simile il tempo per sognare proprio non c'è. Hanno i piedi per terra loro. Curioso paradosso. Sogno io per tutti quanti allora, e speriamo di combinare comunque qualcosa da grande! Di sicuro non l'astronauta, mi distraggo troppo facilmente e potrebbe essere un disastro lassù.


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