"Mc Donald's in NASA Rd. 1" Houston, 2012 © Milo Sciaky
Non capisci quanto un qualche tipo di educazione ti abbia influenzato fintanto che non hai modi di risalire alle sue origini. Io finalmente l'ho capito arrivando in Texas.
Durante questi quasi 30 anni di vita la mia percezione della realtà è stata modellata dalla televisione. Non che già non lo sapessi. Tra la scuola e la tv sicuramente la prima è stata una presenza meno permeante di quanto non sia stata la "scatola magica". Sono assolutamente certo di aver passato più tempo seduto sul divano ad assorbire contenuti di vario genere in rapide sequenze d'immagini che in classe o sui libri. E la cosa non mi imbarazza per nulla. Se sono quello che sono e so quello che so lo devo alla televisione. Non sembra una cosa bella da dire, ma ora ne ne ho preso piena consapevolezza e non posso farci niente. Sono un figlio illegittimo di Hollywood.
Non ero mai stato in Texas prima. Non credo che molti possano avere elevate pulsioni turistiche verso queste distese infinite di deserti e basse case in aree urbane che si susseguono senza soluzione di continuità. Impossibili da percorrere senza una mastodontica automobile Pick-up con teschi di toro sul cofano. Non ci ero mai stato eppure lo conoscevo già. Tutti, anche coloro che non hanno mai visitato gli USA, in definitiva, li conoscono bene grazie alla impressionante produzione cinematografica ambientata da queste parti. Meno riconoscibili di quanto non possano essere, ad esempio, New York o Las Vegas. Terre, al contrario, indefinite perché tutte uguali; terre in cui perdersi e far perdere le proprie tracce. Il sud del paese. Ruvido e bollente. Dove gli uomini indossano cappelloni da Cowboy e girano con le fondine al cinturone e le pistole dentro, sputando scuro tabacco nella sabbia. La barba incolta e sporca.
Io, che sono uno di quelli che resiste alle pressioni del sonno sui voli aerei per guardare più film possibili durante il volo, sapevo benissimo cosa avrei trovato una volta giunto a destinazione. Avevo gli occhi e l'immaginazione pieni di situazioni che avrei ritrovato presto e non so che cosa avrei dato per poter fare un detour e visitare la chiesetta, a El Paso, in cui Uma Turman è stata crivellata di colpi, in cinta e con in dosso l'abito da sposa, dalla furia omicida di Bill, nel celeberrimo film di Quentin Tarantino.
Il mio più grande desiderio era di alloggiare in uno di quei Motel on the road in cui succede sempre qualcosa di brutto, quelli tipo "Non è un paese per vecchi" dei fratelli Cohen. Ebbene, manco a farlo apposta è da uno di questi che ora scrivo. Digito rapidamente parole sui tastini del computer intervallando la narrazione con rapide e atterrite occhiate alla porta d'ingresso della mia stanza per essere sicuro che il classico lucchetto a catenella rimanga al suo posto. Le tende della finestra che dà sul corridoio a portico ben chiuse per evitare che i sicari messicani con i fucili a pompa possano vedermi e crivellare il mio corpo di colpi. Il tutto per quella borsa piena zeppa di dollari che ho nascosto sotto al letto.
"Aspettando l'arrivo dei sicari messicani" Houston, 2012 © Milo Sciaky
Prova ad aprire le grate delle prese d'aria, delle tua cameretta. nei film ci nascondono sempre qualcosa... e potresti svoltare veramente!!!
RispondiEliminaMan, le ho cercate le prese d'aria, ma si sono evoluti con i Petrol-dollari e ora hanno installato i robi dell'aria condizionata!
RispondiEliminaSei sempre più fuori, per questo ti stimo.
RispondiEliminaE portami Uma, o almeno un bel BigMac original !!!
Ahah! Grazie mio caro!
EliminaUma ormai è troppo vecchia per noi, ma il Big Mac te lo porto volentieri!