"Tsing Yi Garden" Hong Kong 2012, Ph. Milo Sciaky
"Un paese, due sistemi". E' questo la politica con cui il governo di Pechino ha deciso di gestire la ritrovata autorita' su Hong Kong dopo 150 anni di controllo britannico. Esattamente come nei jingle in tv e nelle manifestazioni di piazza, lo slogan e' presentato con inequivocabile chiarezza ed esasperata semplicita'.
Gestire un paese abitato da 1 miliardo e mezzo di anime impone probabilmente un approccio piu' deciso e l'utilizzo di tecniche retoriche e regole indiscutibili rispetto a quelle cui ci hanno abituato le nostre belle nazioni democratiche in cui l'insofferenza verso il merito e il modo con cui il popolo si esprime o ci prova e' sicuramente piu' basso.
Un modo efficace per affrontare una situazione dovrebbe portare a considerarla dal punto di vista di tutte le parti coinvolte, in modo da poter conoscere i fatti di cui si parla, o semplicemente riguardo i quali si e' formata un'opinione, evitando cosi di cementarla, impedendole di svilupparsi di pari passo con nuovi elementi in gioco o vecchi non presi in considerazione precedentemente. Solo gli stupidi non cambiano idea.
Vedendo le cose da Hong Kong, infatti, l'auspicio che vuole gestirne l'autonomia sotto l'appellativo "Regione amministrativa speciale" pare essere un tantino facilone. Non foss'altro perche' il Governo Centrale non e' proprio abituato a seguire i modi degli altri, specialmente ora che e' il piu' forte del globo. E cosi, alla chetichella intanto, butta il cinese mandarino affianco al cantonese (parlato da queste parti) come lingua officiale, spingendone sempre di piu' l'utilizzo nelle scuole, alla televisione e nei luoghi pubblici.
In questi giorni e' stato dato ampio spazio di discussione ai crescenti moti di protesta che stanno travolgendo le relazioni tra gli hongkonghesi doc e i cinesi provenienti dalla Madrepatria e manifestatisi in vari momenti di insofferenza verso la sempre piu' massiccia immigrazione di cinesi a Hong Kong, identici nell'aspetto, ma cosi incredibilmente diversi nelle abitudini, nell'educazione, nella storia e nel modo di ragionare e comportarsi. Da cinesi appunto. Gli hongkonghesi... da inglesi sotto molti aspetti.
I motori del fervore hanno cominciato a scaldarsi con una curiosa protesta che ha visto per giorni centinaia di cittadini assediare, urlanti, il lussuoso store degli stimatissimi connazionali Dolce & Gabbana i quali, in maniera assai fastidiosa, impedivano ai passanti di fotografare la lussuosa vetrina, poi, un'escalation:
C'e' stato il professore universitario che ha definito i locali "bastardi" e "cagnolini del governo britannico" nel corso di uno show, in risposta a un video postato su internet che ritraeva un gruppo di turisti cinesi banchettare tranquillamente nei vagoni della metropolitana. Ora, la questione della metropolitana e' particolarmente delicata visto che e' trattata come una specie di santuario sacro a Hong Kong: super pulita, non una scritta sui muri, file perfette a cui non si transige per nulla al mondo (avete mai fatto la fila in Cina?!), silenzio assoluto e... vagoni di prima classe!
C'e' stato l'appello al governo locale (sempre piu' filocinese) affinche' prestasse attenzione all'aumento degli affitti e dei prezzi delle case dovuti all'ingresso violento di palazzinari cinesi nel mercato immobiliare in crisi di spazio.
E poi ci sono le mamme! Le mamme. L'aspetto che ha infastidito piu' di tutti e ha fatto scendere in piazza le mamme, poverine, sotto la pioggia peraltro, e' la consuetudine ormai con cui un numero sempre maggiore di partorienti cinesi arriva a Hong Kong pochi giorni prima del previsto parto in modo da poter beneficiare, con la scusa dell'emergenza, di un'assistenza ospedaliera considerata parecchio piu' efficiente che oltre il confine, mettendo cosi in grave difficolta' la risposta del sistema sanitario locale non settato su un numero cosi alto di "extra partorienti" e creando dei disagi enormi alle madri aventi legale diritto essendo contribuenti.
Questo "cultural clash" e' un fenomeno complesso e mal si sposa con la dicitura "un paese, due sistemi" che fa sembrare tutto cosi facile e armonioso. L'armonia e' giusto uno di quegli elementi fondamentali della cultura cinese per cui essa e' da ricercare sempre e comunque, soprattutto nel rapporto verso gli altri. E' al di sopra della schiettezza e del modo prettamente occidentale di comunicare con chiarezza quando questo potrebbe causare disappunto. Potrebbe sembrare furbizia o un raggiro, ma non e' cosi. E' il loro modo di gestire le relazioni. Allo straniero di turno, in Cina, si fonde il cervello e cade nello sconforto piu' assoluto quando si scontra con questo particolare aspetto di cui non e' stato preventivamente informato. Non sa da che parte girarsi. Al turista cinese in Cina... a Hong Kong invece? Si, pare tutto un po' piu' incasinato.
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