lunedì 27 febbraio 2012

Bruce Lee. Boom del made in Hong Kong

"Show di Wing Chun. Trova l'intruso" Hong Kong 2012. Ph. Yoko Yp




Da bambino avevo un solo eroe: Bruce Lee. In realtà ne avevo 2. L'altro era Michael Jackson, ma era ancora vivo e quindi difficilmente leggenda. Percorso che ha comunque allontanato progressivamente, anno dopo anno, dal varo delle possibilità di diventarlo un giorno viste le implicazioni morali di alcuni aspetti della sua vita privata e non. La fine di una star. E manco una fine troppo bella. 
La morte del "Piccolo Drago" (dal suo nome in cinese Xiao Long) invece è ancora causa di fantasticherie. I complotti cino-mafosi per il controllo dell'industria cinematografica di Hong Kong non reggono, purtroppo, alle dichiarazioni mediche secondo cui il giovane attore è deceduto a causa della reazione allergica a un farmaco.
Bruce Lee è diventato leggenda non solo perché non ha avuto il tempo, da vivo, di combinare qualche cazzata, e neanche solo per l'abilità di artista marziale o quella di attore, ma in quanto pioniere. Primo a sdoganare un certo tipo di pellicole che l'industria di Hong Kong sfornava comunque tipo catena di montaggio. Un eroe cinese finalmente, da contrapporre ai modelli occidentali. Un orgoglio nazionale di cui la Cina aveva disperatamente bisogno. Nei suoi film era l'innocuo cinesino che da solo sconfiggeva una barcata di nemici senza che nessuno puntasse 2 soldi su di lui. Preferibilmente nemici giapponesi. Questo risvolto patriottico lo ha reso il cinese più noto all'estero e il più adorato in patria. Poco importa che sia nato a San Francisco. E cresciuto a Hong Kong! Per i cinesi stessi andava benissimo così.
Bruce Lee è stato la miccia che ha fatto esplodere, alla fine degli anni 80', il Boom del cinema di arti marziali e gli affari delle palestre in cui si insegnavano. Arti marziali intese come arte. Quello che effettivamente sono. Non quindi un modo per prendere i cattivi a calci in culo e limonare con la figona di turno. Arti marziali come filosofia e ricerca della perfezione. Bruce Lee ha continuato a migliorarsi, da buon artista marziale, arrivando a teorizzare un suo personale stile di combattimento. Il Jeet Kune Do.
Dalla sua biografia emerge essere stato un carattere mite e avverso all'uso della violenza e delle tecniche  di cui era esperto (non per niente è una leggenda), illuminando di luce nuova agli occhi dell'occidente un aspetto della cultura orientale poco noto grazie alle sue mosse letali a ai suoi striduli urletti di battaglia. Ha fornito al mondo gli strumenti per leggere tutto questo.
Bruce Lee ha trasposto nei film che lo hanno reso universalmente celebre la disciplina che ha studiato nel corso degli anni. Il Kung Fu. Nello specifico uno stile di Kung Fu, che in cinese significa banalmente tipo "cosa fatta bene" ossia il Wing Chun, imparato dal famoso maestro Yp Man a Hong Kong e poi integrato con diversi altri stili.
Non possiamo certo poi dimenticare che il mitico Bruce ha combattuto nel film "L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente" con l'invicincibile Walker Texas Ranger all'interno del Colosseo prima che questo piombasse ad ammorbare le serata di milioni di italiani con le sue avventure su Rete 4.
Ecco. Hong Kong per sdebitarsi di tanta fama gli ha dedicato una statua sulla Avenue of Stars a Kowloon votandolo "Star of the Century". Scusate se è poco.
Quindi, trovandomi nei paraggi, mi è sembrato giusto provvedere a dare il mio contributo per mantenere viva questa leggenda grazie alla quale a 7 anni mi sono avventurato nel magico mondo delle arti marziali uscendone rotto, ma contento. 
E' buffo guardare indietro e rendersi conto di aver ripercorso casualmente, o più coscientemente, una strada fino a finire a fare la parte del pirla nella foto lassù proprio a uno show di Wing Chun... a Hong Kong. Dopo ben 5 lezioni di pratica della disciplina e 20 anni passati a fare Wushu :-)


"Io e Bruce Lee in un duello marziale" 2011, Hong Kong. Ph. Simona Corno

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