sabato 28 gennaio 2012

Dragoni si nasce

"Attraversamento pedonale leggermente affollato" Shanghai, 2012, Ph. Milo Sciaky



Il 22 gennaio, in Cina, si e' festeggiato il capodanno. Come per il nostro il 31 dicembre, ligio a una consuetudine che mi auguro di mantenere, giacevo gia' in un comodo letto pronto per la nanna. L'ultimo faticoso passaggio prima del momento della giornata che preferisco in assoluto: la colazione.
Lasciando perdere l'aspetto assordante dei fuochi d'artificio o botti o, da queste parti, vero conflitto a fuoco, essendo l'utilizzo di tali strumenti celebrativi non regolamentato (non che se lo fosse cambierebbe poi qualcosa), l'anno che si e' appena aperto rappresenta per i cinesi un anno speciale: l'anno del Dragone.
Chi vi scrive e', cinesamente parlando, un maiale (anche occidentalmente parlando comunque eheh), quindi privo di qualsivoglia virtu' particolare, escludendo solo l'orwelliana intelligenza conferita alla specie ne "La fattoria degli animali". I nati sotto il segno del Drago, qui, pare godranno di un enorme successo nella vita, forza, cazzi e mazzi vari. Tutto cio` ha scatenato una vera e propria "corsa al parto" per mamme cinesi che, come le nostre, ambiscono al meglio per la loro prole. Donne incinte ovunque. Con buona pace del fenomeno del "piccolo imperatore". In Cina, infatti, e' in vigore  la legge del "figlio unico" che prevede la possibilita' di crescere un solo figlio per coppia percio' costui e' trattato e venerato proprio come fosse un imperatore destinatario delle sorti della famiglia intera. Viziato, viziato e viziato. Se poi e' pure un Dragone, beh...
Orbene, come funzionano, brevemente, le vacanze per il capodanno e le famiglie qui: 
Dunque. Intanto la vacanza dura una settimana, solo che stranamente si blocca tutto per 2-3. Oggigiorno meno, ma tradizionalmente, e' difficile fare qualunque cosa, come del resto, a Milano ad agosto.
Questo periodo e' utilizzato dai cinesi per ricongiungersi con le proprie famiglie. Infatti, le megalopoli da 20 e passa milioni di persone famose nel mondo come quella fotografata lassu' proprio il primo giorno dell'anno, sono popolate da una stragrande maggioranza di cinesi provenienti dalle varie aree di campagna, povere, poverissime, e cosi via. Questo e' il momento dell'anno in cui costoro, dalle fabbriche e dagli uffici (in Cina o in altri paesi), tornano nei loro luoghi natali per stare con i propri cari. Spesso, per i giovani sopratutto, uno smaronamento assurdo (ne sono testimone oculare) non essendo, come da noi, questione di un pranzo e poi ognuno a casa propria, ma trattandosi di giorni interi a non far nulla e al freddo (le case con il riscaldamento esistono solo a Pechino! o in quelle dei ricchi!).
Chi si fa carico di andare a lavorare nelle grandi citta' non e' solo fortunato perche' puo' aspirare a condizioni di vita migliori, ma si fa carico di una grande responsabilita': quella di provvedere ai bisogni della famiglia con una parte dei suoi guadagni, ed essendo, per i cinesi, importantissimo il concetto di Mian-z, di "faccia", che banalizzato possiamo definire una sorta di "facciata/onore", il fallimento e' un'opzione parecchio fastidiosa da concepire. Capita quindi che questi "prescelti" non facciano proprio i salti di gioia quando arrivano periodi come questo ritenendo i giorni di inattivita' una perdita di profitto e sicuramente un costo non indifferente il viaggio di ritorno al focolare domestico. Oltretutto, ora che anche in Cina ha finalmente trionfato il consumismo globalizzato, mica si puo' tornare da mamme, pappi (ehi! non esiste il plurale di papa'!) nonni, nonne, zii, cugini, nipoti, a mani vuote. EH!


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