Il presidente francese Nicolà Sarkozy a Nizza nel 2007. Ph. Milo Sciaky
Il complesso di competitività dei francesi nei confronti dei cugini bonaccioni del vicino Stivale, a detta dei più solo un luogo comune, può essere incarnato, in questi giorni, all'apice della sua meschinità, in un sol uomo... e che uomo.
Come alle scuole elementari il bambino Nicolà ha scelto il compagno più carismatico e figo con cui fare comunella per mettersi in mostra. E allora è solerte il fanciullo: si carica sulle spalle lo zainetto della biondina, ma forte, Angela La Tedesca; si siede a fianco a lei alla mensa dell'ècole primaire di Bruxelles regalandole per buon cuore anche metà del suo pasto; interrogati insieme dalla maestra Stampa, alla domanda se siano preoccupati per le sorti del compagno italiano biricchino e immaturo, si gira teatrale verso l'amica del cuore cercando, calamitico, di attirare la sua attenzione, e con malcelata naturalezza si esibisce in un sorrisone che spera capce di sancire al pubblico una complicità che brama come oro per affarmare il suo ruolo di ganzo della classe e che plachi finalmente il senso di inferiorità così ben nascosto dalla sua fastidiosa arroganza.
Abbiamo tutti avuto un rigurgito acidognolo nel vedere le foto di classe nel momento più patetico delle riunioni notturne dell'Eurozona: la Cancelliera tedesca Angela Merkel che da donna sensibile quale infondo è, si è lasciata andare a un apprezzabile sentimentalismo regalando un pupazzetto di peluche per la nascita della figlia di Sarkò al quale non è sembrato vero potersi mostrare ancora più intimo della potente collega. E così, agguantato lesto il cellulare, ha subito chiamato la moglie neo mamma, Carla l'italiana, affinchè le due potessero scambiarsi parole d'affetto, e tra sorrisoni da cucciolone ha ammirato il compimento della sua missione.
Ma Sarkozy ora che ha amici importanti e un pò di petrolio in più fa i capricci. Lui vuole che il membro italiano del board della Bce, Bini Smaghi, si dimetta. Un italiano come governatore alla Banca Centrale Europea basta e avanza! Si impunta, lo dice apertamente a tutti quelli che incontra e non saluta il povero Silvio neanche quando questi, da frottoliere navigato ed esperto, dichiara alle tv: "e cosa c'entro io, mica posso ucciderlo, sbaglio?". Berlusconi è così, per lui tutto è uno scherzo, ma Monsieur le president ormai è lanciato e continua a tenere il muso. Dimentica la diplomazia lo voglio, lo voglio, lo voglio, e batte i piedi in terra. Berlusconi allora, stremato, invita pubblicamente Bini Smaghi a dimettersi. A Sarkò però gli italiani hanno rotto i maroni e si arrabbia perchè non giudica efficace il mezzo televisivo per un'operazione vitale come questa.
Ma ormai il delirio di onnipotenza si è impossessato dell'ometto e così, all'indomani del vertice di Bruxelles, fa chiamare due amici giornalisti Ives Calvì e Jean-Pierre Pernot, che a quanto pare si occupano di temi diversi da quello in questione, e a reti unificate lancia un proclama in cui si immola quale salvatore della patria elogiando decisioni che hanno "evitato una catastrofe" capace di segnare la "fine dell'Europa". Una bella bottarella ai sondaggi in vista di una possibile
ricandidatura alle presidenziali su cui ancora non si è sbottonato, ma che ha avuto come effetto di far scoppiare una bomba di polemiche in patria.
Silvio, abituato a questo genere di cose e a quanto pare immune alle conseguenze, scuote il capo divertito nel vedere con quanta mancanza di stile Nicolà Sarkozy cerca di seguire i suoi insegnamenti.
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