mercoledì 9 giugno 2010

La verità in fotografia

"soldati israeliani a Gerusalemme" Ph. Milo Sciaky, 2008



La parola fotografia deriva dal greco e significa "scrivere con la luce". Non ci sono quindi assiomi che la considerino portatrice di verità assolute. Chi pensa che la fotografia mostri inequivocabilmente la realtà sbaglia. Essa, nella sua funzione sociale e documentativa, può essere un mezzo attendibile di estrema utilità solo se chi si trova dietro la macchina fotografica intende riportare la realtà senza filtri personali, in completa buona fede. Ma siccome la stragrande maggioranza delle volte a scattare fotografie sono esseri umani, e in quanto tali imperfetti sotto tutti i punti di vista, la realtà riportata da questi "testimoni" sarà nient'altro che "una realtà", la loro, non certamente "la verità".
Siamo abituati, nel nostro mondo di campagne pubblicitarie e cocktail di immagini di ogni tipo, a soffermarci poco tempo su ognuna. Sarebbe impossibile e improponibile analizzarle tutte, senza contare il bisogno di certe competenze per poter giudicare, ed è questo il vantaggio su cui contano i detentori del potere persuasivo delle immagini: che la verità di quanto proposto, entro i confini dell'evidente, sia data "per buona" a priori, confidando nelle virtù di cui si presume questi creatori e distributori di immagini siano investiti. E' ovvio che questa considerazione si intende riferita alla totalità delle immagini cui siamo sottoposti. Là in mezzo, nel calderone, sono buttate le fotogrfie, le volgari istantanee, che di istantaneo hanno ormai ben poco. Fotografie in formato digitale, facilmente postproducibili ai fini di un miglioramento visivo, di una resa che ne accentui l'emozionalità, all'occasione perchè no, che lascino intendere in maniera consapevole il pensiero di chi le ha prodotte, fino alla manipolazione volontaria della verità. Il problema in tutto ciò è che alla fotografia, tra tutte le arti visive, è imposto, a torto per quanto riguarda il mio giudizio, un rigore morale indiscutibile che riguarda nello specifico la sua attitudine a "dire la verità" inquanto veicolo di un processo di registrazione meccanica della scena reale e per questo vera. Investitura banale e inadeguata atta a elevare la fotografia con caratteristiche che non possiede e che sono state perfino alla base di accese controversie sulla possibilità o no di poter annoverare la Fotografia nel campo dell'Arte. Il fotografo sceglie un soggetto. Sceglie le ottiche con il quale affrontarlo. Sceglie l'inquadratura. Sceglie le coppie tempo/diaframma, la sensibilità della "fu" pellicola, il tutto con il filtro della sua cultura (elemento non meccanico), delle sue esperienze (elemento non meccanico), della sua ideologia politica (elemento non meccanico), della sua sensibilità (elemento non meccanico), della sua committenza (elemento non meccanico e spesso limitante la libertà personale, ma necessario per sopravvivere). E infine, nonostante la presunta buona fede, anche qualora tutti questi elementi non meccanici dovessero essere approssimati allo zero e resi quasi ininfluenti (quasi) l' "io" del fotografo prevarrebbe su tutto. Senza la componente umana infatti non c'è fotografia.
La fotografia implica una scelta, come in ogni azione dell'uomo. Non rimane che al fotografo compierne una, senza dimenticare la responsabilità di cui è investito.

E' quindi con estrema amarezza che sottopongo alla Vostra attenzione la notizia, diffusa ieri sera e riportata oggi da tutti i quotidiani del mondo, dell'accusa da parte di Israele alla Reuters, una delle più autorevoli agenzie di stampa, che in occasione della diffusione delle foto scattate il 31 maggio sulla nave turca facente parte della Freedom flottilla in cui furono uccisi nove pacifisti ad opera dei soldati israeliani durante la fase di abbordaggio, è rea di aver "cancellato" i coltelli nelle mani dei pacifisti mentre immobilizzano a terra un soldato e di aver "tagliato" il bordo inferiore di una di queste per far sparire una chiazza di sangue.
Le foto di cui parlo sono visibili su ogni sito di informazione o quotidiano cartaceo, ma per motivi di copyright non sono in grado di mostrarvele.
L'agenzia in questione si è tempestivamente scusata per il grossolano "errore" e Londra ci ha tenuto a specificare che una volta accortesi che dalle immagini era magicamente scomparso un pugnale impugnato da un cosidetto pacifista armato, ha subito provveduto a immettere nel sistema le foto corrette.
IIIIINFATTI è un FATTO che la Reuters abbia ammesso l'errore.
E' un FATTO che invece sul quotidiano turco Hurryet il coltello ci sia.
E' un FATTO che la stessa agenzia si dimostrò ancora nel 2006 poco "attenta" al trattamento di certo materiale giornalistico quando aggiunse con photoshop del fumo da una casa libanese durante la guerra di Israele contro il Libano.
E non può quindi più essere negato il FATTO che esiste ed è sempre più diffuso un pregiudizio del cazzo contro Israele, celato dal perbenismo timoroso delle etichette di antisemita, ma che trova bieco sfogo nella meschina opera quotidiana di chi al popolo della Stella di Davide non ne fa passare una, con la Velocità del Verbo (l'ignoranza colpevole) e con la Propagnda. Perchè è questo che è avvenuto: sono stati traditi i princìpi giornalistici della veridicità delle informazioni e della loro imparzialità in pieno stile propagandistico, e non starò certo qui a risparmiarvi il parallelismo con un'altra propaganda, quella di Adolf Hitler, che diede inzio al genocidio di 6 milioni di ebrei. Cominciò tutto con delle immagini. Immagini di individui raccapriccianti. Curvi, con caninini accentuati e naso prorompente. Viscidi e strozzini. Gli ebrei. La gente ci credette e furono bruciate le pagine dei libri. Poi cumuli di libri e in un crescendo bruciarono case, quartieri di ebrei e infine gli ebrei nei forni.
Sono stato volutamente disinibito (ma essendo un uomo non del tutto) nell'esprimere quest'idea nel modo più emozionale possibile con l'intento di mostrare il fianco alla critica preferita mossa agli ebrei dei giorni nostri e cioè quella di cavalcare il vittimismo cronico che ormai li contraddistingue con il quale si considerano quasi immuni da colpe future a causa dei torti subiti in passato. Concordo sul fatto che (essendo esseri umani) un atteggiamento simile, alle volte cavalcato fuoriluogo, sia fastidioso, ma considerando i FATTI è proprio così sbagliato?
E' una questione di buona fede. Di coerenza. E se un'opinione personale non è condannabile lo è chi quest'opinione la veicola, la crea, la deve tutelare.
Nessuno nega i fatti in questa sede o cerca di "addolcire la pillola" spostando l'attenzione sui cattivi antisemiti o simpatizzanti tali. Tra i FATTI ci sono nove morti e lo sanno tutti, ma qui non si tratta di errori. Non di errori grossolani. Questa è pura e semplice complicità. E non è "solo una fotografia" che poi è stata corretta, è un'attitudine. Ed è pericolosa.
Anche io quando faccio una fotografia scelgo che cosa riprendere della scena che mi trovo difronte. Alle volte, lo ammetto, esaspero un'inquadratura o prediligo un soggetto piuttosto che un altro, per avvalorare il mio punto di vista o rendere la scena più coinvolgente, ma se vengono travisati i FATTI abbiamo un bel problema.

10 commenti:

  1. post sempre più lunghi
    zero commenti
    solo uno scemo che ti segue
    C'E' QUALCOSA CHE NON VA....

    cmq gli israeliani non sono il popolo della stella di david (a meno che il riferimento non sia meramente attinente alla bandiera) nè il popolo della stella di david sono gli israeliani


    queste sono notizie importanti:

    http://leviedellasia.corriere.it/

    http://www.informazione-web.com/2010/06/guinness-hamburger-piu-grande-del-mondo/


    e vai che da oggi posso andare da tiwan alla cina iuhhhh !!!!

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  2. "Cominciò tutto con delle immagini. Immagini di individui raccapriccianti. Curvi, con caninini accentuati e naso prorompente. Viscidi e strozzini. Gli ebrei"

    cazzo ma è il tuo autoritratto !!

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  3. -bellissimo: "scrivere con la luce"
    -bellissima la consapevolezza che persino la fotografia non rappresenta la Verità,con la V maiuscola, ma una parcella di realtà con la r minuscola
    -preziosa la condivisione se oltretutto è fatta da un operatore del settore che conosce i trucchi del mestiere
    -grazie Milo, metti a nudo dubbi, perplessità,frammenti di casini interiori e li offri alla riflessione comune.
    sara

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  4. tutto, per tutti (nessuno escluso!), è sempre un incrocio tra oggettivo e soggettivo. FATTO: israele ha ammazzato 8 civili turchi. RISULTATO: la turchia, unico alleato militare di israele nella regione, ha congelato le relazioni diplomatiche con israele. CONSEGUENZA: un fiume di finanziamenti ad hamas. SULLO SFONDO: il programma nucleare iraniano e il rafforzamento delle relazioni militari tra siria, qatar e iran che fanno il filo alla turchia. CONCLUSIONE: governo e esercito israeliano hanno agito da stupidi. oggi la qualità della classe dirigente è purtroppo un problema trasversale a molti stati, israele compresa. sharon, che non è mai stato tenero, non avrebbe peccato di tanta stupidità.
    il vittimismo non serve a niente e a nessuno. il grando amoz oz, ebreo che vive il quotidiano di israele, ha scritto " ... hamas è un'idea ... nessuna idea può essere sconfitta dalla forza militare ... per sconfiggere un'idea occorre offrire un'idea migliore, più attraente e accettabile". due popoli, due stati, due democrazie: la solo idea intelligente in grado di produrre cambiamenti positivi. il resto serve solo a chi, DALL'UNA e DALL'ALTRA PARTE, è interessato a mantenere lo status quo e a tenere viva la tensione nell'area. su uno stesso pezzo di terra si incrociano i destini di due popoli che hanno gli stessi diritti, chiunque non condivida e non pratichi questa politica rischia di andare verso l'autodistruzione. farlo capire al governo israeliano dipende anche dalle comunità ebraiche europee, quella italiana compresa, per il bene di tutti che comprende il bene di israele. un abbraccio, liliana sacchi

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  5. Se avessi la tua capacità di sintesi mi sarei risparmiato parecchie proteste riguardo la lunghezza delle mie riflessioni e per questo ti ringrazio di cuore.
    Concordo pienamente con la critica riguardo alla stupidità strategica dimostrata da Israele nel corso dell'assalto alla Freedom Flottilla e non solo difronte alla cruda evidenza dei morti che questa incursione ha provocato, ma anche, come giustamente fai notare tu, per le conseguenze politiche non tanto del primo minuto, quelle erano scontate, quanto del deterioramento di talune alleanze vitali per lo stato ebraico. Sharon, come dici, non è mai stato tenero, ma è un FATTO che Israele ha bisogno come l'acqua di un alleato come gli USA ed è un FATTO che la prodezza militare di cui parliamo ha causato la presa di distanza e la condanna di tutto il mondo, chi con le riserve del caso, chi in maniera più aperta, consentendo al leader iraniano di uscirsene con una delle sue provocazioni proponendosi di raggiungere Gaza a sua volta. Un passo falso dalle conseguenze possibilmente catastrofiche per Israele che è logorata da uno stato perenne di tensione dal quale si levano voci autorevoli come quella di intellettuali come Amos Oz, ma non solo, ma che nonostante vengano apprezzate in occidente quali pensiero alternativo di una retorica israeliana che non è solo incarnata nel desiderio di sopraffazione militare e difesa fino all'ultimo sangue, ma che purtroppo contrasta troppo con la linea politica assunta dal governo.
    Israele ha agito sotto pressione. Non avrebbe mai permesso alle navi di arrivare a Gaza senza sapere ciò che le navi contenevano. Si sono proposti di far arrivare la flotta ad Ashdod per essere perquisita. Il radiofonista ha urlato fiero che la loro destinazione era Gaza. I militari, a detta loro, si sono trovati impreparati all'accoglienza che gli avevano riservato i pacifisti e il resto lo sappiamo,
    MiLo

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  6. i vertici militari di un esercito ben addestrato come quello israeliano non dovrebbero avere l’obbligo professionale di saper prendere decisioni, utili e non nefaste, anche sotto pressione? hanno invece fatto calare soldati di leva "uno a uno" fra gli attivisti della nave, mandandoli letteralmente allo sbaraglio e mettendo potenzialmente a rischio la loro incolumità. i preparativi della nave erano noti, i vertici politici e militari hanno avuto tutto il tempo per preparare una strategia adeguata e non quella che è stata invece un'operazione disastrosa.
    gli attivisti della nave turca potevano e dovevano aspettarsi di essere fermati, ma non l'attacco di un commando militare per di più in acque extra-territoriali! l’attacco di soldati armati da capo a piedi può averli fatti sentire in pericolo? la paura può aver indotto alcuni a reagire istintivamente con qualsiasi cosa gli sia capitata tra le mani? era così difficile da prevedere una reazione di questo tipo? per quante responsabilità abbiano gli attivisti della nave turca, sono e restano su piani e livelli diversi le responsabilità di un governo e di un esercito.
    ho letto che in questo momento ci sono ebrei tedeschi che stanno preparando una nave di aiuti umanitari per gaza. la “nave degli ebrei” (jewish boat) per gaza partirà, presumibilmente verso metà luglio, con l’obiettivo dichiarato di chiedere la fine del blocco a gaza e di aiutare israele a tornare alla vita senza paura.
    per quanto riguarda l’alleato usa, hai letto del rapporto petreus? petreus, generale usa a lungo al comando delle truppe in irak, sostiene nel suo rapporto che le truppe americane non potranno ritirarsi da irak e afghanistan, dove i soldati americani continueranno a morire, finchè non si troverà una soluzione al conflitto israelo-palestinese. obama sa che il suo destino politico è anche legato a quanto accade in quella regione, speriamo sappia giocare bene le sue carte.
    hai letto che il primo ministro dell’anp, salam fayyad, sostiene di voler portare la base palestinese su posizioni pacifiste? speriamo, e speriamo soprattutto in un vero impegno che possa produrre buoni risultati.
    e speriamo anche che l’attuale amministrazione israeliana si liberi dalla psicosi dell’accerchiamento che rischia di trasformare israele in un ghetto militare in guerra contro tutto, anche contro il bene di israele.
    nulla è facile, ma è altrettanto vero che nulla è impossibile. RIabbraccio, liliana

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  7. allora le ipotesi sono 2:

    1) milo si autoscrive commenti al suo blog con nomi diversi

    2) milo paga gente per scrivere sul suo blog

    io opto per la prima poichè essendo milo pronipote di Set, Enos, Kenan, Malaleèl, Iared, Enoch, Matusalemme e Lamech (ma non amico di Gesù come me) non mette certo soldi in mano ad altra gente

    CMQ IO SCRIVO CON LA LUCE

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  8. Grazie Toto. I tuoi commenti sono sempre di grande utilità.
    Considerando che sei il recordman di post sul questo blog non posso far altro che apprezzare lo sforzo!

    Per quanto riguarda l'argomento in questione:
    Non c'è dubbio che l'operazione militare israeliana sia stata disastrosa. Sia nella preparazione, sia nel triste epilogo. Disastrosa perchè evidentemente superficiale e da ciò, fonte di comprensibile imbarazzo.
    Detto questo, con una cognizione maturata non soffermandomi esclusivamente sulle prime notizie, ritengo che gli attivisti, come giustamente li hai chiamati, non si siano limitati a difendersi con quello che hanno trovato a bordo, ma dai video diffusi in cui si vedono attendere il momento in cui i soldati hanno messo piede sulla nave, aggredirli come se aspettare il loro arrivo fosse realmente quello che si aspettavano. Senza quelle reazioni dubito che avremmo contato 9 morti.
    Con questo non voglio certo dire che i militari hanno fatto bene a sparare, ma credo che, come hai fatto tu, si debba chiamare le cose con il loro nome. E quelli non erano pacifisti. Erano stati contattati dal radifonista israeliano che ha invitato le imbarcazioni ad attraccare ad Ashdod prima di proseguire per Gaza. Sapevano che il loro rifiuto avrebbe comportato una reazione israeliana inevitabilmente in acque internazionali.
    Il nome giusto con cui chiamare la missione della Freedom Flottilia è "iniziativa dimostrativa".

    Il conflitto israelo-palestinese ha ovviamente ripercussioni dirette su tutta l'area mediorientale, e da qui condiziona i fronti dell'alleato israliano, gli USA, in Iraq e Afganistan, e come abbiamo capito anche indirette, con le iniziative di sostegno alla causa palestinese da parte di fondazioni e governi vari.
    E' su questo punto che mi trovi in disaccordo: quella di Israele dell'accerchiamento non può essere liquidata come semplice psicosi, sarebbe banalizzante. Israele, suo malgrado, è accerchiata e vive sotto un assedio militare e psicologico costante difficilmente comprensibile dal nostro punto di osservazione.
    I dati di fatto sono quei leader che da Hamas nella striscia, a Hezbollah in Libano, allo squilibrato Ahmadinejad in Iran hanno dichiaratamente come scopo la distruzione di Israele. Proseguento con tutta la sfilza di revisionisti, negazionisti, antisemiti, personaggi vari in giro per il mondo. Sarà vittimismo psicotico, ma se questo non è un accerchiamento non saprei dire cos'è.
    E' da questa condizione che dovremmo far partire le nostre considerazioni. Capire che Israele è in quel territorio una democrazia che per il bene dell'occidente sarebbe meglio stesse in piedi, che gli americani, lobby giudaiche a parte, hanno l'interesse di proteggere.
    La politica Israeliana ha i nervi sfasciati e il futuro non è roseo.

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  9. io tifo israele (cioè in verità faccio molta fatica a tifare per qualsiasi dei due duellanti) perchè se eliminano israele poi tornate qua e già siete in tanti... poi mi fate chiudere tutte le vie utili per la mia mobilità e mi giran i ball

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  10. non voglio tediare, mi limiterò a precisare brevemente il mio pensiero.
    il militarismo nel quale si è chiusa israele ha causato tali danni alla società israeliana da far dire a david grossman, padre israeliano che perso un figlio: “comincio a pensare che se anche la pace giungerà domani, anche se un giorno torneremo ad una situazione di normalità, abbiamo forse già perso l’opportunità di guarire”.
    anche a mio avviso questo è il pericolo di quella che, certamente con un azzardo lessicale, mi sono permessa di definire psicosi dell’accerchiamento. sottolineo però che le psicosi possono essere causate anche da forti situazioni socio-ambientali, quindi l’azzardo lessicale non equivale assolutamente alla negazione dell’esistenza di cause reali e lungi da me la volontà di banalizzare una realtà così complessa e preoccupante.
    non posso certo affermarlo con certezza, ma è possibile che la situazione oggi sarebbe diversa se sharon non fosse crollato fisicamente. non sono mai stata una sua sostenitrice ma ho apprezzato il suo coraggio quando ha avviato il ritiro da gaza dando un chiaro segnale ai coloni. aveva coraggio e carisma per farlo e soprattutto riusciva a progettare una situazione diversa e ad agire di conseguenza perché aveva capito che era israele ad averne urgente bisogno: israele in pace riusciva ad immaginarla.
    chi fra gli attuali amministratori di israele ha quel coraggio e quel carisma?
    immaginare israele in pace e lavorare perché la pace si realizzi è indispensabile per mantenere viva e vitale israele, solo così la sua democrazia avrà futuro e potrà contagiare i suoi vicini.
    a milo complimenti per il blog e a vittorio per l’ironia. liliana

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