martedì 1 giugno 2010

la velocità del verbo

"ebreo ortodosso passeggia a Gerusalemme", Ph. Milo Sciaky, Agosto 2008


un indovinello: "che differenza c'è tra un ebreo e un israeliano?". Un altro: "che cosa diavolo ci faceva il tenore Joe Fallisi sulla flottiglia?"


Condanno l'epilogo del Blitz compiuto dall'esercito israeliano ieri notte nei confronti di alcune navi impegnate nella missione "Freedom Flottilia" il cui scopo era di portare aiuti umanitari alle popolazioni di Gaza.
Condanno come se ne fossi responsabile e chissà per quale motivo ho l'impressione di esserlo.
Condanno e lo faccio con disagio. Non con il disagio di chi ammette una verità cui non vuole credere, quella fase è superata, ma con il disagio di chi sente di compiere degli sforzi in nome di quella stessa verità mentre tutt'intorno quella verità tace.

Condanno senza doppi fini. Condanno perchè per certe persone esprimere inequivocalmente la propria posizione non è una possibilità, ma un obbligo. Un obbligo verso la verità di cui sopra, verso le persone intelligenti e verso quelle stupide. Verso la propria tradizione, la propria famiglia e verso chi questa verità la conosce, ma non vuole ammetterla e parla. Verso chi non vede l'ora di sentirla dalla tua voce, e intanto parla, verso chi non la conosce, ma parla per partito preso. Verso chi parla perchè ha sposato la bandiera di un partito, di uno stato o di un altro, e non l'ideale che li anima, giaccè sarebbe ben più difficile, fratelli della propria ottusità.

Io parlo perchè credo in quello che dico. Piacente o no. Parlo senza la bocca di nessuno. Con la mia. Parlo pronto a ricredermi domani se dovessi capire di aver sbagliato fino a ieri. Non parlo in un modo perchè sono una cosa e quelle cose ragionano così e basta, solo perchè tanto quella è la loro posizione e la devono mantenere altrimenti poi chissà che succede.
E' più di tutti l'obbligo verso me stesso che mi ha spinto a scrivere. L'onestà intellettuale che inseguo ogni giorno e che si manifesta nelle mie parole. Per chi è interessato al mio punto di vista. Il punto di vista più difficilmente onesto forse, quello di un giovane ebreo smarrito nella diaspora.
E' in virtù di quella presunta onestà e del rispetto verso chi ha l'intelligenza di mettere in gioco le sue certezze che intendo attraversare questo campo minato.
Un campo minato dai pregiudizi storici, culturali, di partito. Minato dalla dottrina, dall'indottrinamento e dagli insegnamenti a senso unico. Dall'odio mai sopito, dalla supponenza, dal vittimismo, dall'ipocrisia, dalla stupidità, dalle religioni, tutte. Dall'indolenza e dalla vigliaccheria. Dai retaggi culturali, ma soprattutto dall'ignoranza.
Non dall'ignoranza di chi non conosce la data dello sbarco in Normandia, dell'incoronazione di Carlo Magno, del matrimonio tra Briatore e la Gregoracci, ma di chi ignora gli argomenti che con tanta foga accompagnano i suoi giudizi.
E' per evitare di fare lo stesso su un tema di questa delicatezza che tendenzialmente prima di parlare cerco di sapere.
Condanno me stesso per il massacro della notte scorsa perchè: ebreo=israeliano=sionista=terrorista???!!!
Questa è un pò la sintesi delle manifestazioni di protesta scoppiate ieri in tutto il mondo.
A dire il vero l'analogia ebreo-terrorista ieri non l'ho incontrata, purtroppo. Purtroppo perchè è il motivo per il quale sto vivendo questa storia con disagio. Purtroppo perchè so che là fuori qualcuno lo pensa e non ha (ancora) l'audacia di urlarlo dai megafoni che ieri hanno ripetuto per tutto il giorno slogan contro Israele. Slogan che continueranno. Slogan condivisibili e non. Slogan approssimativi e faziosi il più delle volte, perchè uno slogan è così che deve essere: deve essere ripetuto in continuazione per convincere le masse pensanti a intermittenza della veridicità indiscussa dello stesso.

"meno male che siiiilvioooo c'è..." "meno male che Siiiiilivioooo c'èèè... "meno male che Siiilviiioooo c'èèèè""

E' questa la velocità del verbo, che esce dalle increspature sorridenti di una bocca furba e che come una sciabolata trafigge le folle. Un verbo fatto legge. Così è oggi e così è stato ieri.
Si, già che ci sono ci butto dentro pure la Legge di ieri. La Legge per i popoli. Quelli che vivevano nelle capanne, sui monti, negli anfratti di cinque secoli fa. Quelli che vivevano in una specie di età della pietra un pò più evoluta, ma comunque senza i giornali, la televisione, internet. Senza gli opinionisti, i predicatori, i confessori e le guide spirituali. Quelli che non interagivano se non con familiari e bestiame. Che non avevano il fastidio di dover accendere la tv per guardare il tg e trovarvi a condurlo Emilio Fede, ma che non avevano neanche la possibilità di cambiare canale per informarsi altrove. Quelli per cui si è reso necessario creare una religione che li aiutasse a superare i secoli bui, a darsi delle risposte. Noi abbiamo tutti gli strumenti per darci queste fottute risposte e allora cerchiamo di farlo.

Parliamo quando le cose le conosciamo. Quando conosciamo LE COSE non solo i fatti.
Cosa vuol dire?
Vuol dire che prima di decidermi a scrivere ho sentito una persona che conosce sia le cose che i fatti e che parafrasando mi ha detto: "anche io se non sapessi nulla, accendendo la tv ieri mattina avrei gridato il mio odio contro Israele".
I fatti sono quelli di ieri: il blitz, i morti, il cordoglio, le prese di distanza e la condanna. E come ho detto introducendo questo delirio sono legittimi e condivisibili.
La diretta conseguenza della velocità del verbo mi si è palesata in tutta la sua insensata potenza ieri quando in tutto il mondo erano già state organizzate le manifestazioni quasi prima che i giornali arrivassero nelle edicole. Anche le manifestazione sono legittime e condivisibili ovviamente.

Ma chi può dire di conoscere le COSE?
Molta gente non si vedeva l'ora che scoppiasse un casino simile per poter, a ragione e davanti agli occhi di tutto il mondo, urlare finalmente liberi quell'odio che anni di timore per l'antisemitismo sempre dietro l'angolo hanno tenuto stretto in gola. E da cosa deriva spesso l'odio? Dall'ignoranza.
L'ignoranza di chi confonde gli ebrei con gli israeliani. E non servono altri esempi.
Chi la differenza la conosce vuol dire che conosce già una parte delle COSE.
Un pò del resto delle COSE sono che la situazione israelo-palestinese è un tantino complessa.
Chi conosce la situazione allora conosce già un pò più le COSE.
Se si desidera comunque partire dai FATTI, tra i fatti rimbalzati in tutto il mondo c'è anche quello che gli israeliani hanno invitato le navi pacifiste a dirigersi verso il porto di Ashdod per essere prima perquisite e che queste hanno rifiutato. Non lo dico io, ma in queste ore è stato diffuso un filmato che mostra quei momenti. Ovviamente se sono i fatti di cui abbiamo bisogno per farci un'opinione.
Una parte delle COSE è che gli israeliani non avrebbero mai permesso a quelle navi di arrivare a Gaza senza essere sicuri che non contenessero terroristi.
Chi conosce le COSE sa che non è paranoia questa. Che in quelle zone se prendi l'autobus per andare a scuola rischi di saltare in aria. Tutti i giorni. Prima rischiavi di più però, poi Israele ha dovuto fare delle scelte difficili per la sua sicurezza ed eccoci qua.
Tra le COSE c'è anche che per queste scelte politiche molti palestinesi fanno una vita impossibile.
Tra i FATTI invece c'è anche che le acque in cui è avvenuto il blitz erano acque internazionali.

Tra le COSE c'è che questa non è una guerra, ma una guerriglia e i vari miliziani non si sono fatti scrupoli a usare ospedali ONU, aiuti, e altri mezzi non ortodossi tra i quali farsi scudo delle popolazioni per cui si propongono di lottare e che a questa scelta di azioni deriva un modo di affrontare il conflitto diverso da quello ortodosso a noi conosciuto.

E' questa situazione al limite dell'assurdo che poi sfocia in tragedie come questa e troppa gente ripete tre volte lo slogan, e allo slogan non importa ne dei fatti ne tantomeno delle Cose.

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