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mercoledì 2 giugno 2010
Il lavoro più umano secondo Brunello
"Quando mio padre tornava dalla fabbrica era stanco e triste. E' allora che ho capito che, qualsiasi cosa avrei fatto nella vita l'obiettivo non poteva che essere uno: rendere il lavoro più umano". Brunello Cucinelli
Gran parte degli imprenditori di successo, ricchi, molto ricchi, sentono il bisogno di ricordare ai comuni mortali le loro origini modeste, povere, disperate. Almeno quelli tra loro che si sono "fatti da soli", che "vengono dal nulla". Vero, più o meno vero, falso che sia. Ho sentito anche Beppe Grillo urlarlo a gran voce fuori dall'ultima assemblea Telecom agli operai dell'azienda riunitisi all'esterno dei cancelli per protestare e che avevano cominciato a contestarlo, probabilmente non gradendo la strumentalizzazione della loro causa che si stava trasformando in uno show del comico Genovese. "Sono uno di voi! Mio padre era operaio!" strillava a quelli tra la folla che lo insultavano. Il risvolto del successo: non puoi piacere sempre a tutti.
Nessun problema. I loro padri sono stati operai? bene così in entrambi i casi.
La differenza sta nel fatto che Grillo ha sentito il bisogno di proteggersi dietro alle umili origini lavorative del padre cercando una legittimazione agli occhi di gente parecchio incazzata.
Brunello Cucinelli invece è più ricco di Beppe Grillo (154 milioni di giro di affari nel 2009) e non intende certo scusarsi del successo ottenuto con i suoi prodotti di cashemer che hanno addirittura spinto il colosso Saks a dedicargli le vetrine sulla Fifth Avenue. Si definisce un imprenditore-filosofo. Ci tiene parecchio a questo binomio e imprenditore lo è di sicuro visto che il 10 giugno verrà nominato Cavaliere del Lavoro direttamente dal presidene della Repubblica Napolitano insieme a altri 25 imprenditori del made in Italy. Filosofo magari è troppo. Appassionato di filosofia certamente, il suo modo di parlare risulta a tratti snervante se confrontato con il pragmatismo dei suoi colleghi più noti, ma contribuisce ad arricchire la sua immagine "illuminata". Giudica suoi maestri dei filosofi veri, grazie all'insegnamento dei quali dal 1974 guida l'impero del cashmere colorato che lo ha reso famoso nel mondo. La sua è una vera e propria "missione" volta al sogno di un lavoro più sensibile ai valori umani. Quindi è forse più adeguato dire filantropo. Un imprenditore con una visione umanista del lavoro.
Un uomo di successo che ha acquistato un borgo antico nel perugino, lo ha ristrutturato restituendolo un piccolo gioiello per poi stabilirci la sua azienda-bottega di 500 dipendenti ai quali dà "qualche soldo in più" perchè, spiega, vivere in fabbrica e fare un lavoro ripetitivo in condizioni svilenti è difficile, soprattutto per i giovani.
Il "principe di Solomeo", come lo ha definito il New Yorker, afferma che è più facile lavorare quando sai che la tua fatica contribuisce a migliorare il mondo ed è per questo che il 20% dei profitti li dedica a progetti umanitari.
Dipendenti soddisfatti, un'azienda milionaria animata da valori morali saldi, volta non solo al profitto, ma anche a "migliorare il mondo", guidata da un capo che a tratti sembra più una guida spirituale, un padre, un bacchettone convinto che un imprenditore. Un'utopia apparentemente vincente.
Tutti felici e contenti. Intanto l'utile schizza anche durante la crisi orribile.
Che sia il caso di trarne qualche esempio?
Fonti: Biografia di Brunello Cucinelli tratta dal volume omaggio "Teatro Cucinelli", "Corriere della Sera"
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