lunedì 31 maggio 2010

Ahh le donne... Carne fresca per il fumo

"Silhouette di ragazza che fuma", Ph. Milo Sciaky, Milano, 2007


Oggi è la Giornata mondiale senza tabacco promossa dalla WHO (Worold Healt Organization)


Il termine inglese "marketing" significa letteralmente "piazzare sul mercato" e comprende tutta quella serie di azioni che un'impresa attua al fine di posizionare i suoi prodotti sul mercato di riferimento. Per far ciò deve individuare un target specifico di consumatori al quale rivolgere la propria offerta, studianone variabili quali la capacità di acquisto, l'attitudine al consumo, la tendenza a diventare un consumatore fedele.
Le attività di marketing, affinchè risultino efficaci, devono sapersi adattare al cambiamento delle condizioni del mercato. Un target di consumatori può variare la sua struttura nel tempo e questo a causa di svariati fattori. In questo caso si rende quindi necessario per l'azienda spostare in toto o in parte la sua attenzione verso nuove tipologie di consumatori, magari precedentemente non considerate adatte a receprire l'offerta.

Per quanto riguarda le multinazionali del tabacco questa necessità è stata soddisfatta dall'individuazione di un nuovo target in ascesa: le baby fumatrici e le loro madri, ossia le donne che secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) servono ai produttori di sigarette "per rimpiazzare la quasi metà di consumatori attuali che morirà prematuramente a causa di malattie legate al fumo". Un'analisi terribile, se si pensa che le aziende dovrebbero svolgere la loro attività economica e sociale in armonia con l'ambiente di riferimento.
Resta il fatto che le pubblicità di sigarette puntano sempre di più a un pubblico femminile. Le donne rischiano di "abboccare" in massa. In vari paesi le donne che fumano sono in continuo aumento e sembra che la regolarità con la quale fanno uso di sigarette sia maggiore di quella degli uomini. In Italia, Milano, detiene il poco felice primato del numero di giovani fumatrici tra i 15 e i 19 anni.
Da uno studio pare che le donne fumino "per rabbia", un modo per loro di alleviare lo stress e certamente per abitudine. Il motivo per il quale iniziano è nella maggioranza dei casi quello classico: lo spirito di aggregazione che governa le dinamiche sociali soprattutto in giovane età e che ha la sua massima espressione nel periodo scolastico.
In paesi come il nostro quella descritta è una realtà ormai assodata. Le donne hanno un alto grado di emancipazione sociale e godono, generalmente, di uguale trattamento e considerazione degli uomini, ma l'argomento in questione può sicuramente trovare maggiore facilità di comprensione se consideriamo paesi come la Cina. Un paese-continente di enormi dimensioni, enorme popoloazione ed enorme potenziale di consumo. Un paese che come è noto si trova a guidare la ripresa mondiale grazie al suo incredibile potenziale economico e che rappresenta un bacino di mercato smisurato dal quale trarre le più ghiotte opportunità di guadagno.
Un paese di 1 miliardo e 200 milioni di persone. Di questa moltitudine di potenziali consumatori, basta atterrare in qualsiasi metropoli cinese per rendersene conto, il livello di un tabagismo ossessivo affligge la quasi totalità della popolazione maschile.
L'opprtunità sta invece nel fatto che gli stessi cinesi trovano estremamente sconveniente per una donna che questa fumi permettendo così agli scienziati del marketing dei colossi del tabacco di individuare con facilità il loro target di riferimento sfruttando così il basso livello di consapevolezza dei problemi legati al fumo che ha spinto molti paesi a indire una vera e propria lotta di sensibilizzazione sul problema.


Fonti: "Website WHO", "Corriere.it"

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