In sella alla mia bici in prestito, durante uno dei bucolici sopralluoghi in riva al fiume che accarezza il lato occidentale di questa famigerata "città della tristezza", ho fatto irruzione nell'ufficio di un'associazione che ho scovato per caso, grazie a una discreta insegna recante la scritta "we have the power", chiedendo del responsabile e così ho conosciuto lui. Gli ho detto cosa avevo intenzione di fare, che ero animato da sinceri e buoni propositi e che avrei voluto seguire le loro attività. Qualunque queste fossero. Dopo mezz'ora di chiacchierata e due settimane di attesa finalmente avevo passato l'esame riservato ai fotoreporter impiccioni con l'aggravante di essere pure occidentali.
"Hai problemi a fare foto di notte?" mi chiede al telefono. Io: "no", spiazzato dalla domanda. "Foto sono foto, basta che me le fai fare" mi dicevo.
A Tin Shui Wai operano alcune Ong visti i parecchi problemi che la affliggono, ma quella di Alex e dei suoi 19 giovani "social workers" è diversa: recuperano i giovani sbandati per le strade prima che i membri delle Triadi, la famigerata criminalità organizzata di stampo mafioso cinese, li assoldi come soldati per le sue attività. Alle volte arrivano dopo e salvarli è più difficile. Ovviamente questo mercato di manodopera è più florido in un quartiere di disagi sociali come questo, in cui decine e decine di adolescenti sono liberi di gironzolare nella notte senza nulla da fare. Niente bar, discoteche dove sfogarsi e situazioni familiari disastrate a cui non hanno alcuna fretta di fare ritorno.
"A Hong Kong la facciata è bella, ma i problemi le scivolano sotto" mi dice il mio nuovo amico, mentre giunti alla 3° ora di chiacchierata sociologica aspettavamo che una giovane collega riemergesse dall'oscurità in cui si era immersa per parlare con 2 cinesine belline, belline come bamboline dalla pelle chiara come la porcellana, gli occhioni neri, i capelli neri e i vestiti succinti, neri pure quelli. Erano quasi le 2 di notte quando ci siamo ritrovati a scambiare due chiacchiere con le giovincelle e quella frase dal sapore vagamente retorico cominciava a prendere un suo senso. La più socievole delle due aveva 15 anni e un sogno: fare la truccatrice. Per esaudirlo non andava più a scuola. Si lamentava che non trovava lavoro e quindi passava la notte per strada. Ottimo inizio. L'amica invece era parrucchiera e guadagnava l'equivalente di 30 euro al mese. Manco a dirlo non era molto motivata. Poverine, e così graziose.
La frase era ancora in fase di elaborazione e faticavo a mettere insieme tutti gli elementi. Non che fossero poi tanti, e poi a me, cazzo, piaceva un sacco l'ambiente in cui mi ero fortuitamente immerso: si, palazzoni a blocchi mastodontici ben poco a misura d'uomo, ma parchi ordinati, campi da gioco, spazi, spazi, spazi verdi, che a Hong Kong di posti così non ne esistono. E il silenzio che accompagna un'arietta meno soffocante, grazie all'assenza di fabbriche e le poche vetture in giro, e che rottura di palle è sta cosa che tutti si lamentano? Pensavo a questi ragazzi liberi nella notte senza tuttavia essere circondati dalla violenza e dal pericolo che regnano ad esempio nelle favela di Rio dove non entra neanche la polizia. Pensavo alle Banlieu Parigine in rivolta, al famigerato Bronx, ai roghi di quest'estate a Londra, la città della Regina. Peggio, mooolto peggio. E dov'è che sono gli scellerati criminali asiatici con i tatuaggi e le mannaie porco Giuda?!
Poi un giorno fa capolino nell'associazione un giovane dal bel viso delicato e dai modi gentili. Alex me lo presenta. E' un batterista che frequenta il loro centro per suonare insieme a una band di loro "clienti" da recuperare. Ottimo, un musicista mi dico io. In queste settimane di giovani intraprendenti ne ho conosciuti, apprezzati, ma lì in mezzo lui stonava proprio, poi tutto si è sistemato e d'un tratto quadrava, o quasi: "questo qui era uno dei soldati delle Triadi. Ha appena 19 anni. Era uno dei preferiti perché è molto forte nel combattimento, poi qualche anno fa lo hanno arrestato e noi lo stiamo aiutando a rimettersi in sesto". Io lo guardavo e mi sembrava solo un modello da copertina della versione cinese di Armani. Troppo bello per essere un picchiatore. Ero un pochino confuso. Era tutto il contrario di come sarebbe dovuto essere secondo me. Il che, detto così, effettivamente ha poco senso in effetti.
Avevo una discreta esperienza di cose cinesi e mi sarei dovuto aspettare qualcosa che non tornava.
Gli occidentali hanno la curiosa e comprensibile attitudine di codificare con il loro codici di valori, esperienze analoghe e filtri culturali una realtà che per essere capita va affrontata con delle chiavi di lettura diverse. Io lo sapevo e continuavo a sbatterci il nasone.
Pensavo ad Al Pacino in Scarface, alle foto delle gang centro-americane armate fino ai denti, ai video rap del Wu Tang Clan, o anche solo alle piazze delle città italiane con ragazzotti dagli occhi rossi di fumo, arroganti e aggressivi, ammassati sulle panchine "della zona" e pronti a scattare per uno sguardo storto. E ora mi si facevano le paranoie per qualche birretta, un paio di sigarette e alcune zuffe? In confronto qui è il Paradiso sezione Arcangeli pensavo.
Pensavo a tutto questo, soprattutto alle scene incredibili dell'arresto di camorristi nel campano con la gente comune che si dispera e applaude, e certo non applaude i poliziotti. Pensavo a tutto questo e volevo paragonarci quello di cui stavo facendo esperienza in queste notti. Semplicemente era un'altra cosa. Era una cosa che stava un po' più sotto e pian piano lo stavo capendo.
"Alla gente non piacciono". Ecco! Un altro appiglio dell'oracolo mi è stato svelato! Un'altra differenza. Si, ma a chi piacciono i delinquenti scusa? "la gente ha paura e li ignora". Poi ci ho pensato meglio e sono stato costretto ad ammettere che nella società occidentale cui appartengo si sprecano gli esempi di anti-eroi e in certi casi le notize di connivenza popolare alle frange mafiose operanti nella società a tutti i livelli avevano suscitato clamore, salvo poi, però, portarci a una sorta di assuefazione laddove un certo genere di pratiche si muove comunque di pari passo con la consapevolezza e l'indifferenza comuni.
Hong Kong invece è un posto molto sicuro se paragonato con altri in giro per il mondo. La polizia è molto forte. Ci sono delle regole e una netta distinzione tra ciò che fa parte della società onesta e ciò che persegue un fine con mezzi criminali. Tra quelli che sono i modelli buoni e quelli cattivi. Tutto qui. In Cina ad esempio, in questo periodo, si sta riproponendo l'esempio del valoroso soldato Lei Feng, le cui qualità integerrime erano state portate da Mao Zedong per educare le masse nel suo paese. Un esempio buono che tutti devono far proprio. Questo fa si che organizzazioni tipo le Triadi, in alcuni casi anche solo bande di strada un tantino organizzate, siano ben più distanti nell'incontro con la società e siano costrette a muoversi a profondità più basse, ridotte a gesticolare segni segreti di affiliazione, rendendone più difficile e complessa la lettura.
Poi una sera, mentre per l'n-esima volta insegnavo parole in italiano ai ragazzetti smarriti stravaccati sulle panchine del parchetto ben curato, le voci degli operatori sociali che erano con me si abbassano "Tai Lo is coming", mormorano, che in italiano fa tipo: "arriva il grande fratello"e fa ridere, ma che con Pasquale Laricchia non c'entra nulla. Per capirci è il Big Brother. Il capo. Non il capo delle Triadi che non ce n'è mica uno solo come ne Il Padrino, ma uno che comanda un certo numero di sottoposti.
Si avvicina sicuro e anonimo al gruppo di cui facevo momentaneamente parte e nella mia testa una voce sarcastica mormora: "e quel cosino li sarebbe il Big Brother tzè?" Ma ormai avevo quasi capito che "le cose stanno sotto", quindi non l'ho affrontato in un combattimento a colpi di Kung Fu per scalare la gerarchia criminale di Hong Kong. La mia presenza non ha acceso nessun tipo di interesse in lui. Un occidentale con una macchina fotografica e 4 buoni samaritani in mezzo ai suoi affari non sarebbero stati mai tolerati da nessun'altra parte!!! Ma cosa vuol dire tutto ciò? Come se Roberto Saviano si fosse trovato spalla-spalla con Sandokan e giocato a 1,2,3, stella. Lui però niente. Si è bevuto una birra insieme ai ragazzetti e mi ha semplicemente ignorato, lasciandomi ancora più smarrito e solo nella mia fase di comprensione di un argomento così lineare come lo strato criminale di Hong Kong.
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