Alla festa del Pdl, Milano, 2008. Ph. MiLo Sciaky
Con sta' storia del blog che mi ha implorato di non lasciarlo ammuffire nel dimenticatoio della rete, ormai non posso fare a meno di sfogare le mie irrefrenabili e rinate velleità poetiche ed essere l'n-esimo pseudoscrittore ad ammorbarvi il sabato sera con inutili commenti sulle dimissioni dell'uomo del Biscione.
Nei giorni scorsi mi sono iscritto pure su Twitter. Ho così scoperto un mondo alternativo (non sostitutivo) dell'unica ragione per cui mi sveglio al mattino oltre al cafè: Facebook. Twitter ha creato altre condizioni per amplificare la mia voce, nella convinzione che quello che ho da condividere sia essenziale al sole per vincere un giorno di più sulle tenebre. Mi sono scontrato con un'impostazione molto più essenziale e meno adatta al cazzeggio rispetto al social network di Zuckelberg. Ci sono rimasto un po' male. Non è stato un approcio immediatamente assimilato, ma dopo essere riuscito ad aggiustare il tiro, adesso, twitto pure io cose che, presuntuosamente, ritengo avere un qualche valore divulgativo. Post sporadici, sintetici, più seriosi. Di politica perloppiù. Già. Proprio così. Io, senza nessun titolo nè investitura, senza un invito a farlo, mi cimento nel commento di questo o quel fatto politico. Con impegno e onestà certo, documentandomi tramite fonti diverse, pensando, ponderando e pesando ogni intervento, con il vantaggio di poter divagare e buttare via un'occasione per fare bella figura con qualche lettore proprio come sto facendo ora. Senza niente da perdere.
Bene. La domanda diventa ovvia: "perchè mai?". Perchè c'è l'opportunità, ecco perchè. Perchè c'è l'irrefrenabile bisogno di comunicare e condividere, di provare a urlare che ci siamo anche noi. Perchè, forse, quello per cui lavoriamo tutti i giorni non ci fa' sentire abbastanza utili. Ma poi in fondo è perchè non ci costa nulla ed è divertente esprimere un'opinione. Io non volevo scrivere dell'addio di Berlusconi questa sera, tanto non ci crede nessuno che ce lo siamo levati dalle palle, ma, sembra assurdo, mi sono sentito in dovere di farlo. Di buttare il Milo-pensiero nel calderone.
Per il resto leggetevi i giornali, guardate i loro siti su internet e non perdetevi il video del discorso delirante di Scilipoti, che terminato il rigurgito di cazzate, sorride alla platea e alzando in maniera teatrale le braccia, come Clooney al Festival di Cannes, saluta i suo fans (quali fans? Alla Camera dei Deputati si trovava!!!). Non perdetevi gli insulti del fino-a-poco-prima-Ministro-Sacconi indirizzati ai manifestanti fuori da Palazzo Chigi; ma nemmeno i militanti di Forza Nuova che non si sa che c'avevano da sventolare le loro bandierine. Godetevi lo spettacolo del Ministro della Difesa La Russa, apostrofato dal collega degli Esteri Frattini quale "Fascista", ribattere con la consueta finezza da troglodita senza che nessuno si sia mai preoccupato che uno così potesse comandare un esercito. C'era in giro anche Antonino Di Pietro, il quale, senza aver ancora preso bene coscienza dell'accaduto, e convinto di essere una mosca bianca all'interno della scena politica nostrana, semina gesti di ombrelli con il goliardico intento di fomentare una Piazza festosa per le dimissioni di uno che ormai si era dichiarato sconfitto. Non lascerei la piazza troppo presto. Bisognerà tornarci a breve, se epurato il problema e sgattaiolato da un'uscita secondaria insieme ai suoi fantocci e alle sue vallette, fuori dal palazzo del Capo dello Stato, tra un bacio, un abbraccio e uno slogan, già volavano manganellate a destra e a manca.
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